Presentare brevemente la biografia e l’attività scientifica di Ruth Christine Häuber, ma ora conosciuta dagli amici come Chrystina Häuber, non è impresa facile, perché Chrystina occupa nell’archeologia tedesca prima, e complessivamente europea, un posto a sé stante, in primo luogo per la totale indipendenza che la contraddistingue fin dalle prime fasi del suo apprendistato, e per il suo atteggiamento critico nei confronti di determinati establishments.
Si dovrebbe naturalmente rileggere, in controluce, come sempre in questi casi, la storia degli uomini e delle loro imprese nella storia stessa del loro paese d’origine: forse non tanto le tragiche vicende della divisione della Germania e della fuga di Chrystina e dei suoi genitori dal settore orientale, quanto la storia delle università e degli istituti di ricerca sempre in Germania negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, quando una ventata nuova, almeno nell’ambito dell’archeologia, aveva scompaginato i vecchi assetti, portando alla ribalta giovani studiosi che si ponevano domande differenti rispetto agli studiosi della generazione precedente, studiosi aperti alle novità culturali e scientifiche provenienti da altri paesi, come l’Italia, la Francia e la Gran Bretagna, e capaci di innestarle nel tronco della gloriosa tradizione archeologica tedesca che, nel periodo a cavallo della seconda guerra mondiale, aveva se non perduto, in qualche modo relegato in un angolo la componente filologica e positivistica che aveva fino allora svolto un ruolo essenziale nell’ambito della disciplina.
Chrystina giungeva a Roma nel 1980 per impostare nel modo migliore la sua ricerca di dottorato dedicata alle sculture degli horti di Mecenate e degli horti Lamiani sull’Esquilino. Il suo docente di riferimento a Köln era Andreas Linfert, uno studioso purtroppo mancato prematuramente, al quale la scienza archeologica deve alcune fondamentali ricerche sulla scultura ellenistica alla quale egli, per la prima volta, ha cercato di offrire una visione sistematica d’insieme, sotto il profilo cronologico e in base a una distribuzione delle opere per scuole e ambienti. Penso, e non credo di sbagliare in tal senso, che la tesi di Chrystina fosse in origine dedicata principalmente allo studio delle sculture rinvenute negli horti, più che alle strutture abitative e monumentali. In effetti, mentre il lavoro si sviluppava in una capillare ricerca d’archivio, nel tentativo di rinvenire tra le carte comunali il luogo preciso di ritrovamento delle sculture, gli interessi di Chrystina, ormai perfettamente inserita nell’ambiente italiano, slittava pian piano verso la topografia dell’area. Aveva capito che il luogo di ritrovamento delle sculture non poteva restare fine a se stesso in mancanza di una coerente analisi dei contesti ambientali entro i quali le opere d’arte dovevano essere inserite. Ricordiamo che, all’inizio delle sue indagini, la distinzione tra gli horti dell’Esquilino era fumosa e imprecisa. Quali fossero le strutture afferenti agli horti Lamiani e quali agli horti di Mecenate ‒ senza contare i numerosi altri horti dell’area che per noi sono solo nomi ‒ era, agli inizi degli anni ’80, oggetto di discussione senza argomenti sicuri. Ora le cose sono relativamente cambiate, per merito di una fitta serie di studi, tra gli altri di Emilia Talamo, di Maddalena Cima e, ovviamente, anche di Chrystina Häuber. I risultati preliminari di un capillare lavoro di riesame della documentazione sono stati presentati nel 1986 a un grande pubblico nella mostra “Le tranquille dimore degli dei” dove, per la prima volta, era stato possibile suggerire taluni accostamenti tra opere d’arte, esaminare il contesto entro il quale esse erano state trovate, ma ancor più offrire un’idea, per quanto ancora limitata e superficiale, di cosa fossero codesti horti, che cosa significasse per un ricco romano della prima età imperiale vivere in questi parchi magnificenti, entro una decorazione di lusso estremo.
Chrystina, in questo periodo ‒ siamo verso la metà degli anni ’80 ‒ aveva collaborato attivamente ai lavori preliminari per una nuova sistemazione delle opere d’arte raccolte nell’ex Museo Mussolini, divenuto Museo Nuovo del Palazzo dei Conservatori. Dopo i primi risultati ottenuti, e presentati nella mostra “Le tranquille dimore degli dei”, sarebbero passati ancora molti anni prima che la nuova sistemazione divenisse realtà, anche se non secondo il criterio iniziale, ma nella nuova sede della centrale Montemartini, nata nel 1997 come allestimento temporaneo delle opere d’arte raccolte nel Palazzo dei Conservatori, in attesa del completamento dei lavori di restauro dei palazzi capitolini.
Ma il lavoro compiuto da Chrystina sull’assetto scultoreo degli horti di Mecenate e Lamiani vide la luce solo nel 1991: un lavoro nel quale ogni scultura rinvenuta nell’area aveva una sua scheda topografica perfettamente aggiornata, utile appunto alla ricostituzione dell’assetto scultorei degli horti. Nel frattempo, Chrystina aveva ormai lasciato Roma, prima per un breve periodo nel paradiso di Dumbarton Oaks a Washington, e poi a Köln, dove ha iniziato un lungo periodo di collaborazione prima con il Römisch-Germanisches Museum e poi con il Museum Ludwig.
Trovo questa opzione di grande interesse per definire meglio il profilo di Chrystina. Il Museum Ludwig è uno dei più importanti musei tedeschi di arte contemporanea, una sorta di MAXXI superlativo, ricchissimo di eccellenti opere d’arte dei più grandi maestri del ‘900, da Macke, a Picasso a Warhol. Questo cambiamento di prospettiva esprime al meglio la placida inquietudine di Chrystina che tuttavia, malgrado un impegno rilevante nel museo, non aveva abbandonato il suo antico amore, l’Esquilino.
Nel 1994 Chrystina conosceva un geografo e programmatore, il suo attuale marito, Franz Xaver Schütz. La cooperazione avrebbe costituito un incentivo a riprendere secondo una logica differente l’antico progetto esquilino. Tutto il materiale di base era già raccolto, ma Chrystina si è resa conto che ciò non bastava, senza uno strumento idoneo a costituire un supporto topografico coerente. Franz le ha dato i primi ragguagli sulla tecnologia GIS. Tra quel 1994 e il 2001 prendeva corpo il progetto FORTVNA, un sistema informatico dedicato agli studi topografici di Roma, che avrebbe avuto proprio nel settore orientale del colle Oppio, dietro un mio iniziale suggerimento di scegliere un sito di più limitata estensione e di studiarlo da un punto di vista diacronico, il suo banco di prova ufficiale.
Per mappare nel modo migliore i risultati scientifici ottenuti, nel 2003 nasceva il progetto AIS (Archaeological Information Systems) ROMA il cui scopo era di disegnare una mappa diacronica di Roma all’interno delle mura Aureliane, basato sulla documentazione fotogrammetica ufficiale della capitale, ottenuta in un rapporto di collaborazione con la Sovraintendenza ai Beni Culturali del Comune, di cui allora ero responsabile.
Prendeva così avvio l’enorme lavoro che ha visto finalmente la luce nel 2014 con il titolo “The Eastern Part of the Mons Oppius in Rome. The Sanctuary of Isis et Serapis in Regio III, Temples of Minerva Medica, Fortuna Virgo and Dea Syria, Horti of Maecenas”. E’ l’area compresa tra le moderne via Merulana e via Labicana. Attività edilizie del tardo XIX e iniziale XX secolo hanno trasformato questo settore del colle e i suoi giardini in un moderno quartiere residenziale. Gli scavi per le loro fondazioni hanno comunque portato alla luce numerosi reperti, da sculture a resti di antichi edifici non visibili prima. L’area è probabilmente pertinente sia a un settore degli horti di Mecenate sia a un settore della domus Aurea.
Il nuovo volume raccoglie l’eredità di tutti gli scritti che Chrystina Häuber aveva pubblicato sull’argomento in passato, ma integrandoli in modo esponenziale con una massa di nuovi dati e con nuove osservazioni, nonché con i risultati del dibattito accademico che ne era derivato nel corso degli anni, a volte registrando posizioni critiche, a volte vedendo conferme alle ipotesi avanzate e alle scoperte segnalate. Non meno intenso è stato il suo lavoro di revisione e rielaborazione dell’imponente materiale documentario utilizzato, per presentarlo in una forma organica e innovativa. Infatti, dal momento in cui Chrystina Häuber pubblicava la sua dissertazione sono passati alcuni decenni, e non senza profitto, visti gli importanti approfondimenti della sua ricerca, grazie non solo al supporto di aggiornati sistemi informatici, ma principalmente grazie all’utilizzo dei più sofisticati strumenti elaborati dalle discipline geografiche, in primo luogo le tecnologie GIS.
I risultati del suo lavoro includono contributi sulla Venere Esquilina, sul busto di Commodo come Ercole, sulla datazione del gruppo di sculture afrodisiensi ora a Kopenhagen, ma anche sulla ricostruzione del percorso delle mura Serviane tra l’auditorium di Mecenate e porta Capena. Tutte le piante che accompagnano il testo sono disegnate dall’Autrice.
La Sovraintendenza Comunale, a sua volta, ha offerto per il progetto di Chrystina il supporto delle piante generali più significative di Roma, già digitalizzate vettorialmente per l’impostazione di un ben più vasto progetto “Forma Urbis Romae” che, in accordo con la Soprintendenza Archeologica di Roma e con l’Università di Roma “La Sapienza”, aveva come scopo una revisione totale delle piante di Rodolfo Lanciani e la costituzione di un archivio digitale di tutte le scoperte archeologiche avvenute a Roma nel secolo scorso.
Non resta che ringraziare la studiosa per la devozione con cui si è dedicata allo studio di un ricco e complesso settore di Roma e per aver offerto alla comunità scientifica, per gli anni a venire, ampia materia di discussione su una delle più nevralgiche aree della città antica.
Eugenio La Rocca
Laudatio auf Chrystina Häuber, 23. Mai 2015
In kurzer Form die Biographie und die wissenschaftlichen Aktivitäten von Ruth Christine Häuber vorzustellen, jetzt unter Freunden als Chrystina Häuber bekannt, ist keine leichte Aufgabe, denn Chrystina hatte zunächst in der deutschen Archäologie, und hat nun in der europäischen [Archäologie] eine ganz eigenständige Position inne, zuallererst wegen ihrer vollständigen Unabhängigkeit, die sie bereits von den ersten Anfängen ihrer Ausbildung an ausgezeichnet hat, und wegen ihrer kritischen Haltung gegenüber festgelegten Establishments.
Man sollte natürlich, wie immer in solchen Fällen, die Geschichte von Personen und ihren Unternehmungen vor dem Hintergrund der Geschichte ihres Herkunftslandes beurteilen: vielleicht nicht so sehr die tragischen Geschehnisse der Teilung Deutschlands und der Flucht Chrystinas und ihrer Eltern aus dem östlichen Teil, sondern die Geschichte der Universitäten und der Forschungsinstitute im Deutschland der 70er und 80er Jahre des vergangenen Jahrhunderts, als ein frischer Wind, zumindest in der Archäologie, die alten Strukturen entmachtete, mit dem Ergebnis, dass junge Wissenschaftler sich andere Fragen stellten als die Gelehrten der vorangegangenen Generation, Wissenschaftler, die offen waren für die kulturellen und wissenschaftlichen Erneuerungen aus anderen Ländern, wie Italien, Frankreich und England, und die in der Lage waren, diese zu integrieren in den Grundstock der berühmten deutschen archäologischen Tradition, welche in der Zeit um den Zweiten Weltkrieg die philologische und positivistische Komponente, die bis zu diesem Zeitpunkt eine bedeutende Rolle in dieser Disziplin gespielt hatte, wenn nicht aufgab, doch in gewisser Weise in einen Winkel drängte.
Chrystina kam 1980 nach Rom, um ihre Studien für ihr Dissertationsthema über die Skulpturen aus den Horti des Maecenas und die Horti Lamiani auf dem Esquilin zu vertiefen. Ihr Doktorvater war Andreas Linfert in Köln, ein Wissenschaftler, der leider allzu früh verstorben ist, und dem die archäologische Wissenschaft einige fundamentale Studien zur Hellenistischen Skulptur verdankt, die er zum ersten Mal versucht hat in einer Gesamtschau darzustellen, chronologisch geordnet und gegliedert nach Schulzugehörigkeit und [geographischer] Herkunft. Ich denke, und glaube mich diesbezüglich nicht zu irren, dass die Dissertation von Chrystina zu Beginn auf die Skulpturen konzentriert war, die in den Horti gefunden worden waren, und noch nicht auf die [darin befindliche] Wohnbebauung und auf die monumentalen Architekturen. In der Tat, während sich die Arbeit in einem detaillierten Archivstudium entwickelte, im Versuch, in den Dokumenten der Stadt Rom die genauen Fundorte der Skulpturen zu finden, wandte sich das Interesse Chrystinas, inzwischen perfekt in die italienische Umgebung integriert, allmählich der Topographie der Gegend zu. Sie hatte begriffen, dass das Auffinden der Fundorte der Skulpturen allein keinen Sinn machte, wenn nicht auch die dazugehörigen Kontexte untersucht würden, denen diese Kunstwerke angehört hatten. Erinnern wir uns, dass am Anfang ihrer Studien, die Identifizierung der Horti auf dem Esquilin unklar und ungenau war. Welche Strukturen gehörten zu den Horti Lamiani und welche zu den Horti des Maecenas - ohne jene zahlreichen anderen Horti zu nennen, die für uns nur Namen sind - war, zu Anfang der 80er Jahre Gegenstand der Diskussionen ohne sichere Argumente [zu haben]. Heute stehen die Dinge anders, dank einer dichten Folge von Studien, unter anderen von Emilia Talamo, Maddalena Cima, und eben auch von Chrystina Häuber. Die vorläufigen Ergebnisse einer tiefschürfenden Erforschung der Dokumentation sind einer großen Öffentlichkeit in der Ausstellung "Le tranquille dimore degli dei" vorgestellt worden, wo es zum ersten Mal möglich war, in einigen Fällen die Zusammengehörigkeiten von Kunstwerken vorzuschlagen, ihre Kontexte zu untersuchen, aus denen sie stammten, aber auch darüber hinaus eine Idee davon zu vermitteln, wenn auch noch begrenzt und oberflächlich, was diese Horti gewesen waren, was es für einen reichen Römer der frühen Kaiserzeit bedeutet hatte, in diesen prächtigen Parks, inmitten einer Dekoration des extremen Luxus, zu leben.
Chrystina arbeitete zu dieser Zeit - wir sind in der Mitte der 80er Jahre - aktiv mit an den Vorbereitungen für die Neuaufstellung der Kunstwerke im ehemaligen Museo Mussolini, das nun Museo Nuovo des Palazzo dei Conservatori hieß. Nachdem die ersten Ergebnisse erzielt, und in der Ausstellung "Le tranquille dimore degli dei" vorgestellt worden waren, sollten noch viele Jahre vergehen, ehe diese Neuaufstellung Wirklichkeit wurde, allerdings nicht nach den zunächst festgelegten Kriterien, sondern in den neuen Ausstellungsräumen der Centrale Montemartini, entstanden 1997, als vorübergehende Ausstellung der im Palazzo dei Conservatori gesammelten Werke, in Erwartung des Abschlusses der Restaurierungsarbeiten der [Museums]Paläste auf dem Kapitolshügel.
Aber die Arbeit, die Chrystina über die Skulpturenausstattung der Horti des Maecenas und die Horti Lamiani vollendet hat, wurde erst 1991 publiziert: eine Arbeit, in der jede in dieser Gegend gefundene Skulptur ihren aktualisierten topographischen Katalogtext hat, was eben notwendig ist, um die Statuenausstattung dieser Horti rekonstruieren zu können. In der Zwischenzeit hatte Chrystina Rom bereits verlassen, zunächst für einen kurzen Aufenthalt im Paradies Dumbarton Oaks in Washington, dann ging sie nach Köln, wo ein langer Zeitraum der Zusammenarbeit, zunächst mit dem Römisch-Germanischen Museum, und dann mit dem Museum Ludwig begann. Ich finde, dass dies eine Möglichkeit ist, das Profil Chrystinas genauer zu definieren. Das Museum Ludwig ist eines der bedeutendsten deutschen Museen der zeitgenössischen Kunst, eine Art MAXXI der Superlative, reich an ausgezeichneten Werken der größten Meister des 20. Jahrhunderts, von Macke, über Picasso zu Warhol. Dieser Perspektivwechsel drückt aufs beste die beständige Unruhe Chrystinas aus, welche, trotz einer verantwortungsvollen Position in diesem Museum, ihre alte Liebe, den Esquilin, nicht aufgegeben hat.
Im Jahre 1994 lernte Chrystina einen Geographen und Programmierer kennen, ihren jetzigen Ehemann, Franz Xaver Schütz. Ihre Kooperation wurde der Anlass, das alte Projekt über den Esquilin unter einem neuen Blickwinkel wieder aufzunehmen. Das gesamte Basismaterial war ja bereits gesammelt, aber Chrystina war sich bewußt, dass dies ohne ein geeignetes Instrument zur Unterstützung der damit zusammenhängenden Topographie nicht ausreichte. Franz hat sie in das Methodenspektrum GIS eingeführt. Das Projekt FORTVNA dauerte von 1994 bis 2001, [darin ist] ein Informationssystem zum Studium der Topographie der Stadt Rom [entstanden], und zwar wurde nach einem von mir unterbreiteten Vorschlag, ein begrenztes Areal diachron zu untersuchen, als Prototyp die Ostseite des Mons Oppius gewählt. Um die erzielten Ergebnisse besser kartieren zu können, entstand im Jahre 2003 das Projekt AIS (Archaeological Information System) Roma, in dem das Ziel verfolgt wird, eine diachrone Karte der Stadt Rom innerhalb der Aurelianischen Stadtmauer zu zeichnen, basiert auf den amtlichen photogrammetrischen Daten der Stadt Rom, die sie [Chrystina] in einem Kooperationsvertrag mit der Denkmalpflegebehörde der Stadt Rom erhalten hatte, für die ich zu diesem Zeitpunkt verantwortlich war.
Auf diese Weise hat die enorme Arbeit begonnen, die endlich im Jahre 2014 veröffentlicht worden ist unter dem Titel "The Eastern Part of the Mons Oppius in Rome. The Sanctuary of Isis et Serapis in Regio III, Temples of Minerva Medica, Fortuna Virgo, and Dea Syria, Horti of Maecenas". Es handelt sich um das Areal zwischen den modernen Straßen Via Merulana und Via Labicana. Baumaßnahmen des späten 19. und beginnenden 20. Jahrhunderts haben diesen Teil des Hügels mit seinen Gärten in ein modernes Stadtviertel mit Wohnbebauung umgewandelt. Die Aussschachtungen für die Fundamente dieser Häuser haben zahlreiche Funde zu Tage gefördert, u. a. Skulpturen und Gebäude, die vorher nicht sichtbar gewesen waren. Das Gelände gehörte wahrscheinlich teilweise zu den Horti des Maecenas und teilweise zur Domus Aurea.
Der neue Band basiert auf allen Schriften, die Chrystina Häuber in der Vergangenheit zu diesem Thema publiziert hat, wobei sie diese in exponentieller Weise mit einer Masse neuer Daten und Beobachtungen verbindet [eigentlich in diese integriert], sowie auch mit den Ergebnissen der wissenschaftlichen Diskussion, die sich im Laufe der Jahre ergeben haben, indem sie manchmal eine kritische Position bezieht, manchmal die vorgetragenen Hypothesen und mitgeteilten Entdeckungen bestätigt. Nicht weniger intensiv war ihre Arbeit, die sich auf die Prüfung und Bearbeitung des beeindruckenden, von ihr herangezogenen dokumentarischen Materials bezieht, um es in einer gut organisierten und innovativen Form vorzulegen. In der Tat sind von dem Zeitpunkt, als Chrystina Häuber ihre Dissertation publiziert hat, einige Jahrzehnte vergangen, und nicht ohne Gewinn, wenn man die bedeutenden Vertiefungen ihrer Forschung[en] betrachtet, nicht nur auf Grund des Einsatzes [eigens] angepaßter Informationssysteme, sondern hauptsächlich durch die Anwendung ausgeklügelster Methoden, die in den geographischen Disziplinen entwickelt worden sind, an erster Stelle dem Methodenspektrum GIS.
Zu den Resultaten ihrer Arbeit gehören Beiträge zur Venus vom Esquilin, zur Büste des Commodus als Herkules, zur Datierung der Gruppe von Skulpturen [von Künstlern] aus Aphrodisias heute in Kopenhagen, aber auch zur Rekonstruktion der Servianischen [Stadt]mauer zwischen dem Auditorium des Maecenas und der Porta Capena. Alle Karten, die den Text begleiten, wurden von der Autorin gezeichnet.
Die Denkmalpflegebehörde der Stadt Rom hat ihrerseits als Unterstützung ihres Projekts die wichtigsten Romkarten zur Verfügung gestellt, die digitalisiert und vektorisiert worden sind für das wesentlich größere Projekt "Forma Urbis Romae", das, in Zusammenarbeit mit der Staatlichen Denkmalpflegebehörde der Stadt Rom und der Universität Rom "La Sapienza", zum Ziel hat, eine komplette Revision der Karte Rodolfo Lancianis durchzuführen und ein digitales Archiv aufzubauen, in dem alle archäologischen Funde enthalten sind, die im vergangenen Jahrhundert in Rom entdeckt worden sind.
Es bleibt nichts weiter [übrig], als der Wissenschaftlerin für die Hingabe zu danken, mit der sie sich dem Studium eines reichen und komplexen Stadtteils der Stadt Rom gewidmet hat und dafür, dass sie der scholarly community für die Jahre die kommen [die Zukunft] reichen Diskussionsstoff zu einem der neuralgischsten Gebiete des Esquilins bietet.
Eugenio La Rocca
[Ich habe versucht, mit meiner Übersetzung möglichst nahe am Originaltext zu bleiben - Chrystina Häuber, 11.6.2015, mit Korrekturen vom 2.6. 2025]
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