Palazzo Capranica -- bronze medallion -- Karte CAMPUS MARTIUS Rom  Tempelkomplex Marsfeld Rom Hadrian Matidia Sabina Marciana 2 -- Karte CAMPUS MARTIUS Rom  Tempelkomplex Marsfeld Rom Hadrian Matidia Sabina Marciana

Laura Gigli: Traduzione in italiano del testo tedesco

"Tempelkomplex Marsfeld Rom Hadrian Matidia Sabina Marciana" di Chrystina Häuber


In questo studio sarà tra l'altro discusso il complesso dei templi costruiti dall'imperatore Adriano in Campo Marzio: Il Tempio della Diva Matidia, il Tempio della Diva Sabina? e le due basiliche dedicate alla Diva Matidia e alla Diva Marciana.

Il seguente testo contiene indicazioni bibliografiche e tanti riferimenti ad illustrazioni. Confronta FORTVNA PAPERS vol. III-1, p. 1097 ff. per le didascalie di queste illustrazioni ("List of illustrations") , p. 1128 per le abbreviazioni ("Abbreviations") , e p. 1129 ff. per la bibliografia ("Bibliography") .

Questo libro è pubblicato open access sul https://FORTVNA-research.org/FORTVNA/FP3.html


Chrystina Häuber

Riassunto del testo:

A Study on the consequences of Domitian's assassination

(`Uno studio sulle conseguenze dell'assassinio di Domiziano´)

Questo studio è dedicato agli immediati successori di Domiziano: gli imperatori Nerva, Traiano e Adriano. Io ho pubblicato questo studio nel libro su Domiziano, FORTVNA PAPERS volume III, perché solo tramite lo studio dei suoi successori ho potuto capire che l'immagine negativa, tuttora persistente, dell'imperatore Domiziano, era il risultato di una negativa propaganda ordinata da Traiano. Traiano aveva assolutamente necessità di questa propaganda sistematica contro Domiziano per consolidare il proprio impero.

In questo contesto ho notato un'altra cosa:

Vespasiano, nato il 17 novembre del 9 d.C., morì il 23 giugno del 79 all'età di 70 anni. Domiziano nacque il 24 ottobre del 51 e fu assassinato il 18 settembre del 96.

Se Domiziano fosse rimasto imperatore fino ai 70 anni, allora non avremmo avuto gli imperatori Nerva, Traiano e Adriano.

Anticipo tale osservazione qui, perché questo studio dettagliato e approfondito su questi tre imperatori è durato più di due anni solari [ma questo lavoro mi ha consentito di trovare delle informazioni sul regno di Domiziano, prima non conosciute].

Il titolo di questo studio, tradotto in italiano, è:

Uno studio sulle conseguenze dell'assassinio di Domiziano :

Nerva è costretto ad adottare Traiano e Traiano commissiona l'immagine negativa di Domiziano per consolidare il proprio impero. Con discussioni sull'adoption manquée di Adriano di fine ottobre o inizio novembre 97 d.C. [questo significa che Nerva alla fine di ottobre/inizio novembre 97 non aveva previsto che, contemporaneamente alla sua adozione di Traiano, anche Adriano venisse adottato dallo stesso Traiano. - Così come più tardi Adriano impose al futuro Antonino Pio l'adozione dei futuri Marco Aurelio e Lucio Vero prima che lui stesso [i.e. Antonino Pio] venisse adottato). In questo capitolo ho descritto il lungo percorso di 20 anni di Adriano fino al momento in cui lui stesso è divenuto imperatore e il suo ringraziamento per questo, consistente nella costruzione del complesso dei suoi templi nel Campo Marzio.

Oppure: il più ampio contesto topografico dell'Arco di Adriano sulla via Flaminia, che conduceva al più tardo Hadrianeum e ai templi di Adriano, della Diva Matidia (e della Diva Sabina ?). Con discussioni del viaggio di Adriano dalla Moesia inferiore a Mogontiacum (Magonza) per congratularsi con Traiano in relazione alla sua adozione da parte di Nerva, e sul tipo di ritratto di Adriano chiamato Delta Omikron (Δο) (confronta Fig. 3 ). Con il quarto e quinto contributo di Peter Herz, con il primo contributo di Franz Xaver Schütz (confronta qui Fig. 77 ), con il contributo di John Bodel e con il secondo contributo di Angelo Geißen.

Il titolo originale di questo studio è:

A Study on the consequences of Domitian's assassination :

Nerva is forced to adopt Trajan and Trajan creates Domitian's negative image to consolidate his own reign. With Hadrian's adoption manquée in late October or at the beginning of November of AD 97, his 20-year long road to his accession and his thanksgivings for it, his Temple complex in the Campus Martius.

Or: The wider topographical context of the Arch of Hadrian alongside the Via Flaminia which led to the (later) Hadrianeum and to Hadrian's Temples of Diva Matidia (and of Diva Sabina ?). With discussions of Hadrian's journey from Moesia Inferior to Mogontiacum (Mayence) in order to congratulate Trajan on his adoption by Nerva, and of Hadrian's portrait-type Delta Omikron (Δο) (cf. here Fig. 3 ). With The fourth and the fifth Contribution by Peter Herz, with The first Contribution by Franz Xaver Schütz (cf. here Fig. 77 ), with The Contribution by John Bodel, and with The second Contribution by Angelo Geißen.

Cosa puoi aspettarti da questo studio:

Riconoscimenti riguardante la deliberata creazione dell'immagine negativa di Domiziano;

Riconoscimenti riguardanti l’area sacra di Adriano sul Campus Martius, con il tempio della Diva Matidia e il Tempio della Diva Sabina (?), la Basilica della Diva Matidia e la Basilica della Diva Marciana, nonché il (più tardo) Hadrianeum e l'Arco di Adriano sulla Via Flaminia (confronta Figg. 64 ; 65; 66 ; 91-94 );

Riconoscimenti riguardante il ritratto di Adriano del tipo Delta Omicron (Δο) (confronta Fig. 3 );

Riconoscimento che Giambattista (G.B.) Nolli durante la realizzazione della sua grande pianta di Roma (1748; Figg. 62 ; 62.1 ; 62.1.A ; 63 ) lavorò con il giovane Giambattista (G.B.) Piranesi;

Riconoscimento che già C. Huelsen (1899, 143, nota 1) sapeva che il testo citato da R. Lanciani (1883a, 7-8, nota 1) `del tempo di Piranesi (Cod. Vat. 1891)´, in cui si parla di sette colonne di cipollino nella zona qui discussa del Campo Marzio era in verità uno scritto dello stesso Piranesi; confronta Piranesi (Antichità Romane, Tom. I, 1756; p. 10, n. 77, tav. XIV, fig. 1 [incisione e testo di Piranesi di queste sette colonne di cipollino, entrambe in Fig. 62.1.B ; confronta PIRANESI I, 1784, p. 10, n. 77, tav. XIV, fig. 1];

Riconoscimento che Nolli ha disegnato tre di queste sette colonne di cipollino in situ nella sua grande pianta di Roma (1748; Figg. 62 ; 62.1 ; 62.1.A ; 62.2 ). Nolli ha disegnato le basi di due di queste colonne nell'(ex) cortile del Palazzo della Confraternita del Rosario / `Palazzo piazza Capranica numero 78´; una terza base di colonna sul vicolo della Spada d'Orlando;

Riconoscimenti che:

1.) F. Filippi e F. Dell'Era (2015, 220, Fig. 1, didascalia: C1/C2; Tav. II, K; p. 221 con nota 9) dicono espressamente che questo testo citato da Lanciani `dell'epoca di Piranesi (Cod. Vat. 1891)´ è servito come base della loro ricostruzione del `portico con colonne di cipollino´;

2.) Filippi e Dell'Era hanno trascurato il fatto che il testo (Cod. Vat. 1891) è un testo dello stesso Piranesi (1756), e questo, sebbene loro stesse (2015, 233 con nota 37, Fig. 21) abbiano illustrato l'incisione di Piranesi delle colonne di cipollino (dalla edizione del suo libro del 1784), che appartiene a questo testo (per entrambi, vedi la didascalia di Fig. 62.1.B );

3.) Filippi e Dell'Era nella loro ricostruzione non prendono in considerazione il fatto che il Nolli ha documentato le due colonne di cipollino (confronta le Figg. 62 ; 62.1 ; 62.1.A ; 62.2 ) in situ nell’ex cortile del `Palazzo della Confraternita del Rosario´ / `Palazzo piazza Capranica numero 78´;

4.) invece disegnano (ma erroneamente) tre di queste colonne di cipollino all'interno dell'area del `Palazzo piazza Capranica numero 76´ (confronta Fig. 62.3 );

Riconoscimento che la grande pianta di Roma del Nolli (1748) è orientata verso il nord magnetico del suo tempo [orientamento di cui nessuno studioso interessato a questo tema si era reso conto]. Per il nord magnetico (che, tra l'altro, cambia costantemente nel tempo) vedi: Franz Xaver Schütz (2017, 701-704).

Riconoscimento che Lanciani ha usato, come base del suo disegno di un portico da lui stesso scavato, un catasto che in quest'area conteneva degli errori (id. 1881; 1883a, Tav. I-II) riportato anche nella Forma Urbis Romae dello stesso Lanciani (vedi FUR, fol. 15; entrambi Fig. 66.4 ). Vedi anche per ulteriori esempi che la FUR è basata su un catasto contenente errori, la didascalia della Fig. 66.4 );

Riconoscimento che per questo motivo Lanciani aveva scavato la sua porticus in realtà a circa 13 m. più ad est dal punto in cui appare sulla sua pianta e sulla FUR (1883a e FUR; entrambe Fig. 66.4 );

Riconoscimento che il `portico del Lanciani´ non è stato quindi scavato immediatamente a nord-est del Pantheon e conseguentemente non può appartenere al (presunto) portico che circondava la piazza del Pantheon (cf. id.1883a, 15: "il portico che circondava la piazza del Pantheon"). Lanciani invece aveva scoperto il suo portico dentro l'area sacra del tempio della Diva Matidia (confrontare Figg. 64; 66 , didascalia: PORTICUS FUR, fol. 15);

Riconoscimento che Lanciani per primo (1883a, Tav. I-II; FUR, fol. 15; Fig. 66.4 ) aveva basato la sua ricostruzione del Tempio della Diva Matidia sulla linea delle sopracitate colonne di cipollino, da lui disegnate secondo l'orientamento ovest a est - esattamente come H.-J. Beste e H. von Hesberg (2015) nella loro ricostruzione (confronta qui Fig. 64 );

Riconoscimento che già Huelsen (1899, 143, nota 1) aveva osservato che Lanciani (1883a; qui Fig. 66.4 ) aveva spostato questa linea di colonne di cipollino circa 6 m. a Sud perché per lui funzionava meglio nella ricostruzione, compresa l'unica di queste colonne di cipollino ancora in situ sul vicolo della Spada d'Orlando ( Fig. 62.7 ; per l'ubicazione di questa colonna confronta Figg. 62.2 ; 64 ; 66 );

Riconoscimento che l'informazione usata da Lanciani (che però è stata interpretata erroneamente da lui stesso) e secondo la quale la linea di queste colonne di cipollino era orientata esattamente da ovest a est, sta sul foglio originale della grande pianta di Roma del Nolli (vedi Figg. 62.1 ; 62.1.A ). Perché solo Nolli ha disegnato le basi di tre di queste sette colonne di cipollino che Piranesi (vedi Fig. 62.1.B ) ha documentato per quest'area, sulla sua grande pianta di Roma, nell'ex cortile del Palazzo della Confraternita del Rosario (oggi: `Palazzo piazza Capranica numero 78´) e sul vicolo della Spada d'Orlando; confronta anche i testi di Nolli sulla sua grande pianta di Roma (1748) con i numeri di indice 327, 328 (confronta Fig. 62.2 ), in cui egli stesso descrive l'ubicazione di queste tre colonne;

Riconoscimento che Lanciani (1883a; Tav. I-II; FUR , fol. 15; entrambi qui Fig. 66.4 ) non teneva conto che la grande pianta di Roma di Nolli (qui Figg. 62.1 ; 62.1.A ) è orientata secondo il nord magnetico del suo tempo; e che per questo Lanciani (senza riflettere su questo fatto) ha `copiato´ le posizioni di queste tre colonne di cipollino dal foglio originale della pianta di Nolli nella sua pianta e nella sua FUR ;

Riconoscimento che Lanciani avrebbe dovuto notare che l'orientamento del catasto, su cui aveva basato la sua pianta del 1883a e la FUR (qui Fig. 66.4 ), entrambi già orientati secondo il nord reticolo (in inglese: Grid North; in tedesco: Gitter Nord), differisce dall'orientamento della pianta originale di Nolli (1748; qui Figg. 62.1 ; 62.1.A );

Riconoscimento che si può vedere molto chiaramente questo fatto, ad esempio, se si confronta l'orientamento della Via Flaminia sul foglio originale della pianta di Nolli (1748; qui Figg. 62.1 ; 62.1.A ) con l'orientamento della Via Flaminia sulla FUR di Lanciani, fol. 15 (qui Fig. 66.4 ) e le attuali piante di Roma (qui Figg. 64 ; 66 ). Confronti per "Gitter Nord": Franz Xaver Schütz (2017, 696-701, Fig. 3; 4) e per nord reticolo: https://www.mondogeo.com/2019/05/01/1624/ [21-V-2024];

Riconoscimento che Huelsen (1899; 1912; qui Figg. 62.9 ; 62.10 ) fu molto critico nei confronti della ricostruzione (1883a) del tempio della Diva Matidia di Lanciani. Huelsen (1899; 1912) ha solo copiato due dettagli cartografici dalla pianta e della FUR di Lanciani (entrambe qui Fig. 66.4 ) - ma proprio questi due dettagli erano sbagliati.

1.) Per i suoi schizzi di quest'area (1899; 1912; qui Figg. 62.9 ; 62.10 ), Huelsen copiò la rappresentazione di Lanciani (errata, poiché molto più stretta) del corrispondente blocco edilizio con il `portico del Lanciani´ tra il Pantheon e via degli Orfani (confrontare qui Fig. 66.4 con Figg. 64 ; 66 ; 66.5 ), e quindi ritenne, come Lanciani (ma erroneamente), che il `portico del Lanciani´ appartenesse ai (presunti) portici antistanti il Pantheon;

2.) Huelsen (come Lanciani) disegnò la `fila di colonne di cipollino´ documentata sulla pianta di Nolli (qui Figg. 62.1 ; 62.1.A ) sui suoi due schizzi del 1912 (qui Fig. 62.10 ) come una fila di colonne orientate esattamente da ovest a est;

Riconoscimento che entrambe le premesse di Huelsen sono false: in realtà, come spero di aver già dimostrato nel 2017, la serie di sette colonne di cipollino era orientata non da ovest a est, ma da sud-ovest a nord-est, come dimostra la pianta di Roma di Nolli (1748) se la si georeferenzia (confronta qui Figg. 62 ; 62.2 ; 64 ; 66 );

Riconoscimento che Beste e von Hesberg (2015, 246, 242, Fig. 28; Tav, II, K; confrontare qui Fig. 64 ) hanno basato la loro ricostruzione di questa serie di colonne di cipollino (tra le altre) sulla ricostruzione di Huelsen del 1912 (qui Fig. 62.10 ), motivo per cui anche questa fila di colonne è orientata da ovest a est nelle ricostruzioni di Beste e von Hesberg;

Riconoscimento che, di conseguenza anche le ricostruzioni di Beste e von Hesberg dell'area sacra e del Tempio della Diva Matidia sono sbagliate - come spero di aver già dimostrato (2017, 8, 218-310); nota che nella ricostruzione di Beste e von Hesberg (2015, 242, Fig. 28; Tav. II, K; confronta qui Fig. 64 ) il tempio della Diva Matidia si trova sulla piazza Capranica;

Riconoscimento che Beste e von Hesberg (2015, 246) seguono l'affermazione (errata) di Lanciani (1881; 1883a, Tav. I-II; FUR, fol. 15; entrambi qui Fig. 66.4 ), secondo cui il portico da lui stesso scavato appartiene ai (presunti) portici antistanti il ​​Pantheon;

Riconoscimento che Beste e von Hesberg (2015, 246) non si rendevano conto che il `portico del Lanciani´ si trovava invece nell'area della loro area sacra della Diva Matidia;

Riconoscimento che Beste e von Hesberg presuppongono un "portico su tre lati" nelle loro ricostruzioni del recinto sacro e del tempio della Diva Matidia (vedi id., 2015, 242, Fig. 28, pp. 246, 248; Tav. II, K);

Riconoscimento che Beste e von Hesberg (2015, 247 con nota 29; cfr. pp. 246-249) erroneamente scrivono che il ritrovamento di Elisa Lissi Caronna (1972) del frammento di un fusto di colonna monolitica (diametro 1,10 m) in granito verde prova la ricostruzione del loro "portico su tre lati"; si confronti per questo Beste e von Hesberg (2015, 242, Fig. 28, Tav. I, K; Tav. II, K; si confronti qui Fig. 64 ).

Nel 1966 Elisa Lissi Caronna effettuò uno scavo in una "cantina" del `Palazzo piazza Capranica numero 78´, l'(ex) Palazzo della Confraternita del Rosario. Questo palazzo si trova sul lato sud di piazza Capranica (confronta qui Figg. 62.3 ; 62.6 ). Lissi Caronna (1972, 399, Fig. 1; cfr. pp. 401, 403) documentò la scoperta di questo fusto di colonna in un disegno in scala. Beste e von Hesberg (2015, 242, Fig. 28, Tav. I, K; Tav. II, K; confrontare qui Fig. 64 ) non hanno integrato la scoperta di questo fusto della colonna nella loro ricostruzione. Filippi e Dell'Era, invece, che discutono i ritrovamenti di Lissi Caronna (1972) nel loro numero di catalogo `C7´, ne segnano l'ubicazione sulla loro pianta; si confronti Filippi e Dell'Era (2015, 220, Fig. 1, didascalia: C7; p. 221, con nota 9, pp. 221-222, con nota 15).

Abbiamo disegnato in scala nella posizione esatta sulle nostre piante il frammento della colonna di Lissi Caronna come un rettangolo nero; confronta le figure qui Figg. 64 ; 65; 66 , didascalia: "GRANITE column : Lissi Caronna 1972" (la freccia nera indica questo frammento di colonna). La posizione, il materiale e le proporzioni mostrano che questo fusto di colonna non può essere utilizzato come prova dell'esistenza del "lato occidentale" del loro "portico su tre lati", che Beste e von Hesberg ritengono si trovi a circa 8 m. a sud del frammento stesso (confronta qui Fig. 64 ), immediatamente ad ovest del pronao del loro tempio della Diva Matidia. Secondo loro, il "lato occidentale", proprio come il "lato orientale", di questo portico aveva delle colonne monolitiche di granito marrone. Il diametro delle colonne del "lato orientale" è di 1,05-1,08 m; si confrontino Beste e von Hesberg (2015, 241), e Filippi e Dell'Era (2015, 231);

Riconoscimento che Beste e von Hesberg (2015, 242, Fig. 28, pp. 246-249; confronta qui Fig. 64 ), entro la loro area sacra della Diva Matidia, localizzano la parte occidentale del loro "portico su tre lati", orientata nord-sud, che nella loro ricostruzione è orientata verso est, esattamente nello stesso luogo dove effettivamente sorgeva il `portico del Lanciani´, che invece era orientato verso ovest (confrontare qui Fig. 66.4 con Figg. 64 ; 66 );

Riconoscimento che questo fatto da solo dimostra l'impossibilità delle ricostruzioni di Beste e von Hesberg dell'intera area sacra e del Tempio della Diva Matidia;

Riconoscimento di Giuseppe Simonetta e Laura Gigli (2018 [2021] 164-165, Fig. 1 [= qui Figg. 67 ; 67.1 ]), che seguono la mia corrispondente ipotesi del 2017, che il tempio della Diva Matidia sorgeva invece lì, dove oggi si trova Palazzo Capranica (confrontare qui Figg. 62.8 ; 66 );

Riconoscimento che la mia identificazione del "Tempio di Siepe" proposta nel 2017 era sbagliata. All'epoca non avevo avuto accesso alle corrispondenti parti del Palazzo Capranica, e quindi avevo solo ipoteticamente localizzato i suoi resti nelle cantine del palazzo e dove Luigi Canina (1848; pubblicato nel 1850) li aveva visti e descritti datandoli giustamente al Medio Evo: `nel primo cortile del Collegio Capranica´ (entro l'attuale Palazzo Capranica), e più recentemente Lanciani (1883a, 15-16) descrisse questi stessi resti architettonici nel primo cortile del Collegio Capranica, e li disegnò sulla FUR (fol. 15; qui Fig. 66.4 ). Sulle mie piante (nel 2017) ho quindi disegnato una ricostruzione della pianta del "Tempio di Siepe" (confronta qui Figg. 62 ; 63 ) attribuendo provvisoriamente questi resti architettonici alternativamente (e, ora credo, correttamente) al tempio della Diva Matidia.

Riconoscimento: a seguito dei sopralluoghi delle parti corrispondenti del Palazzo Capranica (qui Fig. 62.8 ) e dei resti architettonici visibili nei suoi ambienti sotterranei, e dello studio della documentazione di Simonetta e Gigli (2018 [2021] 164-165, Fig. 1 [= qui Figg. 67 ; 67.1 ]) riguardanti la datazione di questi stessi resti nel seminterrato di Palazzo Capranica posso dire che:

1.) sotto questi resti architettonici medievali nel primo cortile del Collegio Capranica (documentato per la prima volta in questa forma da Nolli nel 1748 nella sua grande pianta di Roma; confrontare qui Figg. 62 ; 62.1 ; 62.1.A ; 63 ) si trova la metà occidentale dell'abside del Tempio della Diva Matidia;

2.) all'interno dell'intera area esaminata da Simonetta e Gigli (2018 [2021] 164-165, Fig. 1 [= qui Figg. 67 ; 67.1 ]), non è individuabile il "Tempio di Siepe", che di conseguenza non appare più sulle mie piante (confronta qui Figg. 58-61; 64 -66 ).

Sulla base di tali numerosi nuovi riconoscimenti sopra elencati, questo studio discute anche alcune ricostruzioni del complesso dei templi di Adriano degli ultimi anni. Parto dalla ricostruzione del `Portico con colonne di cipollino e granito´ di Fedora Filippi e Francesca Dell'Era (2015), e dalle ricostruzioni (in parte) basate su di essa dell'area sacra e del Tempio della Diva Matidia di Heinz- Jürgen Beste e di Henner von Hesberg (2015). Come prima (2017, 8, 218-310), in questo studio rifiuto nella loro totalità queste ricostruzioni di Filippi e Dell'Era e di Beste e di von Hesberg (tutte 2015) perché, come sopra dimostrato con molti ulteriori argomenti, basate su premesse errate.

Le ricostruzioni dell'area sacra e del Tempio della Diva Matidia presentate da Beste e von Hesberg (2015) sono state valutate molto positivamente dagli studiosi successivi (erroneamente, a mio avviso). Così da Maria Teresa D'Alessio (2017, 516, nota 453, tab. 232; 241; Ead. 2019, 140: Monumento 11), Francesca de Caprariis (2018, 874), Andrea Carandini (2019, 49-52: § 58-60), Maria Cristina Capanna (2019, 235-139: Monumento 10, Tav. 11a-b) e Francesca Dell'Era (2020, 116).


Come si evince dal titolo, questo studio tratta argomenti che in parte avevo già trattato nel mio libro precedente: Augustus and the Campus Martius (2017).

Questo libro è pubblicato open access sul https://FORTVNA-research.org/FORTVNA/FP2.html.

Ringrazio Hans Rupprecht Goette per avermi inviato il 18 febbraio 2021 un saggio di Werner Eck (2019b). Dopo avere letto tale saggio ho deciso di scrivere questo ulteriore studio. Nel saggio Eck critica l'interpretazione dell'iscrizione (CIL VI 40518; si confronti qui Fig. 91.1 ) di Michaela Fuchs (2014), le cui rilevanti ipotesi ho in parte seguìto nel mio libro (2017). Le argomentazioni di Fuchs ed Eck sono discusse in dettaglio in questo studio.

La mia decisione di scrivere questo studio aggiuntivo per poter correggere i miei errori al riguardo si è anche rivelata vantaggiosa per ragioni completamente diverse. Vedere le localizzazioni e le identificazioni delle seguenti architetture I.-V.

I.) `Tempio della Diva Sabina ?´, secondo il mio suggerimento (2017), oppure Tempio di Plotina ?, secondo C. Parisi Presicce (2021);

Claudio Parisi Presicce (2021) ha contraddetto il mio tentativo di identificazione (2017) del tempio della `Diva Sabina ?´, in quanto egli stesso è dell'opinione che questo tempio fosse invece dedicato a Plotina.

Nel 2017 sono stata la prima a ipotizzare l'esistenza di un `secondo tempio´ all'interno del recinto sacro della Diva Matidia costruito da Adriano sul Campo Marzio. Credo di poter localizzare con attendibilità tale tempio, la cui planimetria è (parzialmente) visibile nel frammento 36b della Pianta Marmorea Severiana, accanto al quale è stata conservata l'iscrizione latina TEM PL[...]. Vedi EDCS-1720-17201871.

Emilio Rodríguez Almeida (1981, 127-129, tav. 27; LTUR III [1996] 470, Fig. 164 = qui Fig. 132 ) aveva già localizzato il frammento 36b della pianta marmorea severiana più o meno nello stesso luogo in cui l'ho localizzato io (2017; confrontare qui le Figg. 65, 66 ).

Con il supporto di Franz Xaver Schütz (2017) ho potuto contribuire (2017) con qualche ipotesi a questa discussione grazie alla scoperta che le tre linee parallele visibili sul disegno della pianta di questo tempio sul frammento 36b della Pianta Marmorea Severiana, in realtà corrispondenti a tre antichi muri, sono visibili come tre lineaments paralleli (i.e. strutture di linee) sulla grande pianta di Roma del Nolli (1748; qui Fig. 62.1 ) e sul catasto attuale ( Fig. 62.3 ). Franz Xaver Schütz lo ha potuto dimostrare sovrapponendo la pianta georeferenziata di Nolli al catasto attuale; confrontare Häuber (2017, Fig. 5.2 = qui Fig. 62 ). Confrontare le didascalie della pianta qui Fig. 60 : "Temple : DIVA SABINA ?; TEM PL[...]; Cadastre; Cadastre; Cadastre, NOLLI; FUM [= Forma Urbis Marmorea = Pianta Marmorea Severiana, Fragment] 36b; PORTICUS". Su questa pianta ( Fig. 60 ) `il catasto appare appositamente al di sopra delle strutture disegnate´ per dimostrare che tutti e tre i lineaments da noi scoperti sulla pianta del Nolli (le tre larghe linee rosse sulle nostre piante, che corrispondono alle tre linee parallele sul frammento 36b), sono conservati anche sullo stesso catasto.

O, per dirla in altro modo: grazie alla nostra scoperta di questi tre lineaments sulla pianta del Nolli nella zona del Palazzo Serlupi Crescenzi sulla via del Seminario (qui Figg. 60 ; 62 ; 62.3 ; 66 ), il tempio raffigurato sul frammento 36b della Pianta Marmorea Severiana è da considerare come sicuramente localizzato. Rodríguez Almeida (1981; qui Fig. 132 ) aveva interpretato l'iscrizione sul frammento 36b come `Templum Matidiae´ ritenendo il tempio raffigurato corrispondente con il tempio dedicato da Adriano alla Diva Matidia. Dato che io stessa (2017) ipotizzavo la localizzazione del tempio della Diva Matidia nel sito del Palazzo Capranica (qui Fig. 62.8 ) - come Simonetta e Gigli (2018 [2021]) hanno ora confermato (confronta qui Figg. 67 ; 67.1 , e per l'ubicazione del tempio qui Fig. 66 ) - ho chiamato il tempio del frammento 36b `un secondo tempio´ all'interno del recinto sacro della Diva Matidia (= il Templum della Diva Matidia), ipotizzando che questo fosse dedicato alla moglie divinizzata dell'imperatore Adriano: la Diva Sabina.

Claudio Parisi Presicce (2021, Figg. 8-10; 12-13 [= qui Figg. 132 -136 ]) riconosce nell'iscrizione TEM PL sul frammento 36b della Pianta Marmorea Severiana, tra la `M´ e la `P´ un segno di interpunzione, e quindi attribuisce questa iscrizione ad un tempio di Plotina. Eugenio La Rocca (2021) ha seguito l'ipotesi di Parisi Presicce a proposito di questo segno e anche lui lo identifica con quello di Plotina. Parisi Presicce (2021; confronta qui Figg. 135; 136 ) suggerisce in alternativa che questo tempio potrebbe essere stato dedicato a Plotina e al Divus Traianus.

In questo studio io stessa ho messo in evidenza, contro queste ipotesi di Parisi Presicce che:

1.) se vogliamo seguire la sua lettura di questa iscrizione come TEM(plum), allora in nessun caso le lettere seguenti `PL´ possono stare per `PL[OTINA]´, ma TEM(plum) deve essere invece seguito dalla lettera `D´, come per esempio in: `Tem(plum) Divae Plotinae´;

2.), se questo tempio fosse stato dedicato ad entrambi i Divi, si sarebbe dovuto menzionare per primo il Divus Traianus, fatto che Eugenio La Rocca (2021, 93) ha già sottolineato a proposito dell'ipotesi di Parisi Presicce.

Anche John Bodel è d'accordo con queste due argomentazioni che avanzo contro le ipotesi di Parisi Presicce (2021) nel suo contributo a questo volume. Bodel discute anche il fatto curioso che questa iscrizione sul frammento 36b della Pianta Marmorea Severiana ha uno spazio insolitamente ampio tra le lettere `M´ e `P´, un fenomeno che si verifica nelle iscrizioni della Pianta Marmorea Severiana anche altrove, come Bodel stesso ha documentato; vedi sopra, nel volume 3-1, pp. 1234-1239: The Label Inscribed on Fragment 36b of the Severan Marble Plan. A pagina 1236, fig. 1, Bodel raffigura il frammento 36b della Pianta Marmorea Severiana.

Dopo l’appuntamento del 6 maggio 2022 presso l'Antiquarium Comunale del Celio a Roma, che Francesca de Caprariis aveva gentilmente organizzato per Claudio Parisi Presicce, Eugenio La Rocca, Franz Xaver Schütz e me, in occasione del quale tutti noi, insieme con lei, abbiamo studiato il frammento 36b della Pianta Marmorea Severiana (anche con l'ausilio di una lampada), sono giunta alla seguente conclusione. Tra le lettere `M´ e `P´ dell'iscrizione TEM PL è stata lasciata una `traccia´ da uno degli strumenti utilizzati per incidere le iscrizioni sulla pianta stessa, cosa che ritengo accidentale, quindi assolutamente non un segno di interpunzione intenzionalmente posizionato in questo punto.

Come Emilio Rodríguez Almeida (1981; qui Fig. 132 ), ho quindi letto questa iscrizione come TEM PL[VM]. Lo stesso fa John Bodel, vedi sopra, nel volume 3-1, pp. 1234-1239 ("The Label Inscribed on Fragment 36b of The Severan Marble Plan"). Bodel sottolinea che questo 'TEM PL[VM]' dell'iscrizione avrebbe potuto essere inteso anche nel senso di `Sacro recinto di Diva xxx o Divus xxx´. Inoltre Bodel ritiene plausibili anche le altre mie argomentazioni, motivo per cui ritiene convincente la mia identificazione provvisoria di questo tempio come "TEM PL[VM DIVAE SABINAE]".

Confermo quindi la mia ipotesi del 2017 di identificare provvisoriamente il tempio in questo luogo come quello della Diva Sabina ?; anche dopo aver esaminato le argomentazioni di François Chausson (2001), Maria Teresa D'Alessio (2014; 2017; 2019), Andrea Carandini (2019) e Maria Cristina Capanna (2019), che, come me, identificano il tempio di piazza di Pietra (si confronti qui Fig. 66 ) con l'Hadrianeum. Diversamente da me, però, questi autori ritengono che questo tempio fosse già stato progettato o iniziato da Adriano per la Diva Sabina, e che nell'Hadrianeum la Diva Sabina fosse venerata insieme al Divus Hadrianus.

Per la discussione di questi pareri, vedere sopra, nel volume 3-1, pp. 497-499, nel capitolo IV.1.1.h; nonché pp. 1253-1259, il secondo contributo di Angelo Geißen: Zum `Hadrianeum´ auf Münzen des Antoninus Pius.

II.) La mia ricostruzione del `Tempio della Diva Sabina?´ (2017), la critica giustificata di F. Dell'Era ​​(2020) a questa ricostruzione e la mia nuova ricostruzione del Tempio della Diva Sabina ? (qui Fig. 66 )

In nota Francesca Dell'Era (2020, 118, n. 40) ha giustamente sottolineato che la (parte settentrionale) della mia ricostruzione del Tempio della Diva Sabina (2017, 99, Fig. 3.7.5c [= l'attuale pianta corretta qui Fig. 66 ], che sporgeva nella parte meridionale del cortile dell'Istituto di Santa Maria in Aquiro, non ha trovato conferma nei ritrovamenti di scavo in questa zona. È importante sapere che lei stessa ha effettuato questi scavi insieme a Fedora Filippi (2015). Sono molto grata a Francesca Dell'Era per l'osservazione e ho rimosso questa parte settentrionale del mio disegno di ricostruzione del Tempio della Diva Sabina nelle mie piante corrette (confronta qui Figg. 58-61; 64 -66 ). Confrontare la mia vecchia ricostruzione della pianta del tempio della Diva Sabina?: Häuber (2017, 127, Fig. 5.2 = qui Fig. 62 ).

III.) La ricostruzione del `Portico con colonne di cipollino e granito´ di F. Filippi e F. Dell'Era (2015)

In Häuber (2017, 267-268) sono giunta alle seguenti conclusioni riguardo a questa ricostruzione (quella che segue è la mia trascrizione tedesca del mio testo originale inglese, integrata tra parentesi quadre con alcuni commenti aggiuntivi):

``Le piante pubblicate da Fedora Filippi e Francesca Dell'Era (2015, 224, Figg. 4A e 4B) danno l'impressione (a mio avviso fuorviante) [da loro formulata anche per iscritto a p. 233] che:

a) la colonna di cipollino sul vicolo della Spada dʹOrlando [confronta qui Fig. 62.7 ; e per la sua localizzazione qui Figg. 64 ; 66 ] e le colonne di granito [immediatamente adiacenti ad est] ancora in situ nell'Istituto di Santa Maria in Aquiro [che furono costruite su uno stilobate comune orientato da ovest a est] in realtà stanno tutte insieme sullo stesso stilobate, e -

b) che l'intera parte occidentale di questo stilobate (fino adesso sconosciuta), con le colonne di cipollino, era orientata da ovest verso est allo stesso modo dello stilobate ancora esistente nell'Istituto di Santa Maria in Aquiro, su cui le colonne di granito sono state erette [vedi Fig. 66 , la linea tratteggiata color porpora, etichettata: GRANITE COLONNADE];

c) dalle due piante Figg. 4A e 4B, pubblicate da Filippi e Dell'Era (2015, 224), si evince che le studiose non hanno scavato né la colonna di cipollino sul vicolo della Spada d'Orlando [confronta qui Fig. 62.7 ], né lo stilobate su cui essa originariamente sorgeva (o oggi forse è ancora in piedi). [pagina 268]

Confronta qui figg. 3.7.5; 3.7.5a; 3.7.5b; 3.7.5c [= qui Figg. 64 ; 65; 66 ], didascalia: Piazza Capranica; S. Maria in Aquiro; Ospizio/ Casa degli Orfani/ Istituto di S. Maria in Aquiro ["PORTICUS": con la porticus disegnata con linea tratteggiata rosso chiaro nelle mie Figg. 64; 66 mi riferisco alla porticus da me ipotizzata con orientamento da sud-ovest a nord-est, cioè il proseguimento ad est del portico documentato dal Nolli ad ovest di questo punto; cfr. Fig. 66 , didascalia: Nolli : bases of CIPOLLINO columns of a PORTICUS; e Fig. 64 , didascalia: Column bases of a PORTICUS. L'intera fila di colonne orientata da ovest a est qui ipotizzata da Beste e von Hesberg (2015) è etichettata in Fig. 64 come segue: GREEN : PORTICUS riconstructed by Beste and v. Hesberg 2015; nella Fig. 66 , la fila di colonne di granito situata nell'Istituto di Santa Maria in Aquiro, veramente orientata da ovest a est, è disegnata con una linea tratteggiata color porpora ed etichettata come segue GRANITE COLONNADE]; vicolo d.[ella] Spada dʹOrlando [con la localizzazione della colonna di cipollino in situ, qui Fig. 62.7 . Nota: la porticus qui postulata da me e la porticus ricostruita da Filippi e Dell'Era e Beste e von Hesberg (tutti nel 2015) si sovrappongono ad angolo: entrambi i portici condividono la colonna di cipollino in situ nel vicolo della Spada d'Orlando.

Da notare che queste due ricostruzioni dello stesso portico si basano sulla serie di sette colonne di cipollino disegnate da Piranesi (confronta qui Fig. 62.1.B ). La ricostruzione di Filippi e Dell'Era (2015, 220, Fig. 1, didascalia: C1/C2), adottata da Beste e von Hesberg (qui Fig. 64 ), che si discosta dalla mia ricostruzione di questo portico, può essere spiegata sulla base delle considerazioni fatte sopra, che vorrei riassumere nuovamente qui:

1.) Filippi e Dell'Era (2015) hanno trascurato il fatto che tre delle sette colonne di cipollino documentate da Piranesi in quest'area, erano in situ quando furono disegnate da Nolli sulla sua pianta di Roma; vedi l'indice di Nolli, numeri 327 e 328 (vedi qui Figg. 62.1; 62.1.A; 62.2 );

2.) Filippi e Dell'Era (2015, 220, Fig. 1, loro numero di catalogo `C1/C2´, p. 221 con nota 9), come me, si basano sul testo di Piranesi nella ricostruzione della posizione di questa fila di colonne di cipollino (qui Fig. 62.1.B ) (che loro stesse non riconobbero come testo di Piranesi), confondendo l'ex Palazzo della Confraternita del Rosario/ `Palazzo piazza Capranica n. 78´, nel cui cortile due di queste colonne di cipollino erano in realtà documentate da Piranesi (e da Nolli), con il `Palazzo piazza Capranica n. 76´ immediatamente a est (confronta qui Figg. 62.3; 62.6 per entrambi i palazzi);

3.) Beste e von Hesberg (qui Fig. 64 ) seguirono l'errata rappresentazione fatta da Huelsen ( Fig. 62.10 ) di queste colonne di cipollino che Nolli aveva documentato nella sua pianta di Roma (qui Figg. 62.1; 62.1.A ); e Huelsen, a sua volta, aveva seguito l'errata rappresentazione di Lanciani della stessa fila di colonne di cipollino (confronta qui Fig. 66.4 ). Questa fila di colonne di cipollino è solo apparentemente orientata da ovest a est nella pianta del Nolli, mentre lo è realmente in quelle di Lanciani (qui Fig. 66.4 ) e Huelsen (qui Fig. 62.10 ). Né Lanciani né Huelsen (che Filippi e Dell'Era, Beste e von Hesberg seguirono senza riflettere) ne riconobbero il motivo: la pianta di Nolli, a differenza delle odierne piante di Roma, è infatti orientata secondo il nord magnetico del suo tempo;

4.) se si georeferenzia la pianta di Nolli (qui Figg. 62; 62.2 ) si può notare che questa fila di sette colonne di cipollino era invece orientata da sud-ovest a nord-est (confronta qui Figg. 64; 65; 66 )].

Le ricostruzioni dell'area sacra e del Tempio della Diva Matidia di Heinz-Jürgen Beste e Henner von Hesberg (2015) si basano, tra l'altro, su questa ricostruzione della `Porticus con colonne di cipollino e granito´ di Filippi e Dell'Era (2015 ). Confronta Filippi e DellʹEra (2015, 233), e Beste e von Hesberg (2015, 241, 246).

Né le informazioni cartografiche pubblicate da Filippi e DellʹEra (2015), né quanto affermato nei passaggi di Filippi e DellʹEra (2015) e Beste e von Hesberg (2015) appena citati sono veri perché gli scavi condotti e pubblicati da Filippi e DellʹEra (2015), su cui si basano le ipotesi di tutti e quattro gli studiosi, hanno prodotto alcun risultato in grado di giustificare le conclusioni di ampia portata avanzate da tutti loro.

Se una evidenza archeologica dovesse ritenersi necessaria in questo contesto, allora tale evidenza potrebbe essere fornita solo con l'ausilio di uno scavo dello stilobate su cui poggiano le colonne di cipollino del "Colonnato est/ovest" [come Beste e von Hesberg chiamano questa fila di colonne] = i miei: Nolli : bases of CIPOLLINO columns of a PORTICUS [come le chiamo sulla mia pianta Fig. 66 , ma che non presumo siano nello stesso luogo in cui Beste e von Hesberg localizzano le colonne del loro "Colonnato est/ ovest"]. Ad esempio, lo scavo della colonna di cipollino, che si trova ancora in situ sul vicolo della Spada dʹOrlando, anche se ovviamente non vi è alcuna garanzia che questa sezione dello stilobate esista ancora oggi´´.

Francesca Dell'Era (2020, 118 n. 40) non menziona il fatto che io (2017, 8, 218-310) avevo rifiutato completamente la ricostruzione del `Portico di colonne di cipollino e granito´ da parte di Fedora Filippi e della stessa Dell’Era (2015), su cui si basavano le ricostruzioni di Heinz-Jürgen Beste e Henner von Hesberg (2015) della loro completa area sacra della Diva Matidia e del tempio della stessa. Ora ho esaminato nuovamente queste ricostruzioni e sono giunta ai riconoscimenti sopra elencati, in gran parte nuovi, che supportano ulteriormente il mio giudizio del 2017.

Ma Francesca Dell'Era (2020, 120-122) ammette ora quanto segue riguardo alle affermazioni sopra menzionate, da lei pubblicate insieme a Fedora Filippi (2015): intendo dire (è l'ipotesi delle due autrici) `che il portico (da me definito) con colonne di cipollino e il portico con colonne di granito sono stati eretti sullo stesso stilobate´. Poiché il portico di colonne di granito dell'Istituto di Santa Maria in Aquiro è in realtà orientato da ovest a est (confronta qui Fig. 66 , la linea tratteggiata color porpora con didascalia: GRANITE COLONNADE), questa prima ipotesi aveva determinato la seconda ipotesi di Filippi e Dell’Era che `tutto il portico con colonne in cipollino e granito fosse orientato da ovest a est´.

Dell'Era (2020, 120-122) scrive ora che queste affermazioni potevano essere dimostrate solo con l'aiuto di uno scavo: "uno scavo di controllo fino alla quota dello stilobate". Si tratta della colonna di cipollino sul vicolo della Spada d'Orlando, immediatamente adiacente a ovest alla prima colonna di granito dell'Istituto di Santa Maria in Aquiro. Entrambe le colonne, secondo l'ipotesi di Filippi e Dell'Era, poggiano sullo stesso stilobate, il che significa che si tratta dello stilobate dell'Istituto di Santa Maria in Aquiro, orientato da ovest a est. Per questa ipotesi si confronti Filippi e Dell'Era (2015, 224, Figg. 4A e 4B; e per lo stilobate dell'Istituto di Santa Maria in Aquiro qui Fig. 66 , la linea tratteggiata color porpora con la didascalia: GRANITE COLONNADE).

Tuttavia Dell'Era (2020, 120-122) non menziona, nel contesto appena riportato, che io avevo proposto esattamente questo (vale a dire uno `scavo di controllo della colonna di cipollino sul vicolo della Spada d'Orlando´) nel mio studio precedente; si confronti Häuber (2017, 268, il passaggio citato nella traduzione sopra riportata).

IV.) H. U. Cain (2021) ha seguito la mia (errata) ricostruzione del "Tempio di Siepe" del 2017

Come ho detto, il "Tempio di Siepe" non è più disegnato nelle mie piante aggiornate qui pubblicate ( Figg. 58-61; 64 -66 ). Si confronti per la mia vecchia ma errata ricostruzione del "Tempio di Siepe": Häuber (2017, 77, Fig. 3.7.3 [= qui Fig. 63 ] e p. 127, Fig. 5.2 [= qui Fig. 62 ]).

Nel 2017 avevo erroneamente attribuito i reperti architettonici del primo cortile del Collegio Capranica documentati da Luigi Canina (1850) e Rodolfo Lanciani (1883a; FUR; fol. 15; qui Fig. 66.4 ) al "Tempio di Siepe". Anche a giudizio di Andrea Carandini (2019, 49: § 58; p. 50: § 59, p. 50: § 60, p. 58: § 66), Maria Teresa D'Alessio (2017, ill. 31; tab 232, 241) e Maria Cristina Capanna (2019, Tav. 11a-b, Monumenti 8, 10-11, 14-15), il "Tempio di Siepe" si trovava nel primo cortile del Collegio Capranica; ma le due studiose non localizzano il "Tempio di Siepe" né nel sito del primo cortile del Collegio Capranica (confronta qui Fig. 63 ), né dove Lanciani (confronta qui Fig. 66.4 ) ha documentato i suoi resti architettonici. Canina e Lanciani hanno datato correttamente questi reperti come medievali.

Simonetta e Gigli (2018 [2021], 164-165, Fig. 1 [= qui Figg. 67 ; 67.1 ]) hanno dimostrato che i reperti medievali da loro documentati nelle cantine del Collegio Capranica coincidono con quelli visti da Canina e Lanciani nel primo cortile del Collegio stesso. Questi resti del primo cortile oggi risultano pertanto costruiti sulla metà occidentale dell'abside del Tempio della Diva Matidia. All'epoca del Nolli, parte di questa architettura medievale sporgeva dalla parete est del primo cortile del Collegio Capranica (qui Fig. 63 ); ho integrato questa parte architettonica nel mio disegno della planimetria del (presunto) "Tempio di Siepe" nel 2017 (vedi Figg. 62 ; 63 ).

Su questi resti architettonici medievali disegnati dal Lanciani (FUR, fol. 15; qui Fig. 66.4 ) nel primo cortile del Collegio Capranica fu costruito negli anni Cinquanta del secolo scorso un "piccolo appartamento" per gli ospiti degli studenti del Collegio stesso (cfr. Häuber (2017, 55). L'architetto, nel progettare la planimetria di questo "appartamento", ha volutamente deciso di copiare quelle parti delle planimetrie del Tempio della Diva Matidia e dell'architettura medievale che si trovano nel seminterrato del palazzo, proprio sotto questo "appartamento". Le planimetrie di questi resti architettonici nel seminterrato del palazzo (qui Figg. 67 ; 67.1 ) presentano grandi somiglianze con il disegno planimetrico di Ciro Ferri a Firenze del presunto "Tempio di Siepe" (confronta qui [perché su questa illustrazione si vede il disegno simile a Windsor !] Fig. 69.1 ); il che ha portato alla mia (2017, 218-291) (errata) attribuzione di questi resti architettonici al "Tempio di Siepe". Poiché nel catasto di Roma compare la planimetria dell'appartamento nel primo cortile del Collegio Capranica (confrontare qui Figg. 62.3; ; 63 [disegnato con una linea di color rosa]; 67 ; 67.1 ), si può dire che questo catasto contiene un'`immagine´ della parte occidentale dell'abside sottostante del Tempio della Diva Matidia (!).

Il "Tempio di Siepe" fu documentato nei disegni nel XVII secolo (confrontare le didascalie qui Figg. 69.1 ; 69.2 ). La fase del palazzo Capranica con il "primo cortile" del Collegio, invece, fu realizzata successivamente e compare per la prima volta nella grande pianta di Roma di Nolli (1748; qui Figg. 62 ; 63 ; confronta indice Nolli numero 333). Credo che il "Tempio di Siepe" (1619; vedi qui Fig. 69.2 ), disegnato da Alò Giovannoli, fosse situato tra la Via Recta e il Tempio della Diva Matidia. Non è possibile localizzare con precisione questa architettura, che, secondo il disegno e la didascalia del Giovannoli era orientata a sud; Giovannoli infatti, nella sua didascalia, afferma esplicitamente che era situata `dietro´ l'(allora) palazzo Capranica; si trovava quindi in un'area oggi completamente edificata.

Come Maria Teresa D'Alessio (2017; 2019) e Maria Cristina Capanna (2019), anche io (2017) ho commesso un altro errore riguardo al "Tempio di Siepe". Perché, come afferma in modo convincente Claudio Parisi Presicce (2021, 226-227, alla nota 44), l'incisione del "Tempio di Siepe" di Alò Giovannoli (qui Fig. 69.2 ) sicuramente non rappresenta lo stesso edificio raffigurato nei due (quasi identici) disegni del presunto "Tempio di Siepe" di Ciro Ferri a Firenze e l’anonimo disegno a Windsor (qui Fig. 69.1 ). Nota bene: D'Alessio e Capanna basano la loro ricostruzione del "Tempio di Siepe" sul disegno dimensionato di Firenze (proprio come Huelsen prima di loro nel 1912; qui Fig. 62.10 ).

V.) Attribuzione da parte di Giuseppe Simonetta dei resti architettonici nei sotterranei di Palazzo Capranica al Tempio della Diva Matidia

L'architetto Giuseppe Simonetta e la storica dell'arte Laura Gigli (2018 [2021] 128-129 con nota 7, pp. 164-165, Fig. 1 [= qui Figg. 67 ; 67.1 ]) hanno seguito la mia (2017) provvisoria localizzazione del tempio della Diva Matidia sotto Palazzo Capranica (qui Fig. 66 ). Simonetta ha ricostruito la pianta del tempio della Diva Matidia basandosi sui resti architettonici nel seminterrato di Palazzo Capranica. Io stessa (2017) ho avuto questa idea studiando la pianta di Palazzo Capranica sulla pianta del Nolli (1748; qui Figg. 62 ; 63 , perché da un lato il disegno di Nolli ha somiglianze con la pianta del Tempio della Pax nel Templum Pacis (confronta qui Fig. 58 ), e dall'altro con la rappresentazione del tempio della Diva Matidia, che compare sul medaglione di Adriano (confronta qui Fig. 68 ).




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